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Complesso Monumentale di Santa Chiara

i  È possibile visitare il sito monumentale su prenotazione. Inoltre, vi si organizzano periodiche aperture straordinarie (serali o domenicali)
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La Chiesa

Si fa risalire al 1344 la data di fondazione della chiesa e del convento di S. Chiara, ad opera di Matteo Conte di Sclafani ed Adernò.> La fisionomia trecentesca dell’edificio venne mutata nel 1678, secondo il progetto dell’architetto Paolo Amato.
La nuova architettura della chiesa si sviluppa nella navata in lunghezza ed in altezza, slanciandosi nell’abside con una cupola ellittica. Nel 1726, dopo un terremoto, continuarono i lavori di rinnovamento sotto la direzione di Nicolò Palma, divenendo un cantiere barocco.
Purtroppo i bombardamenti dell’ultima guerra mondiale ci hanno privati di una serie di dettagli costruttivi e decorativi, riuscendo comunque a mantenere il suo splendore.
Oggi la facciata è piuttosto semplice, ma sulla sinistra si innalza il pittoresco campanile barocco, articolato su tre ordini con loggette e curati decori ed intagli nella pietra. L’interno, ad unica navata, ha cappelle poco profonde ed un ampio presbiterio.
Lungo le pareti del’aula si susseguono quattro cappelle poco profonde, incorniciate dalle modanature degli archi al di sopra dei quali sporgono alcune logge dorate dai frontoni ricurvi, destinate alle Clarisse, che in tal modo potevano assistere, non viste , alla celebrazione religiosa.
A destra si conserva un dipinto di Olivio Sozzi Santa Chiara e le Clarisse (1735) ed una Crocifissione di Gaspare Serenario (1748).

Gli altri dipinti i minor pregio artistico, ma di grande valore per il carisma salesiano sono quelli raffiguranti: Maria Ausiliatrice, Don Bosco e S. Giuseppe, realizzati tra il 1954 e nel 1956.
L’affresco dell’arco trionfale è attribuito a Paolo Martorana: vi è raffigurato Cristo che consegna le chiavi della chiesa (ritratta come una donna con la tiara papale, la croce ed il calice)  a San Pietro.
Gaspare Fumagalli realizzò Il trionfo dell’arca dell’Alleanza, nel catino absidale (1749 circa).
Antonio Grano è l’autore del Trionfo della Trinità nella cupola (1678). Nei pennacchi della cupola sono dipinti 4 figure allegoriche che simboleggianola Carità,la Sapienza,la Fortezzaela Giustizia.
Di straordinario pregio è l’altare maggiore  interamente ricoperto di bronzi dorati, lapislazzuli, agate ed ametiste e concluso da uno scenografico baldacchino.
Sulle pareti del presbiterio si possono ammirare due quadri dipinti dal celebre pittore di origine olandese Guglielmo Borremans : la Monacazione di Santa Chiara e S. Francesco che si spoglia dei beni paterni. Le due tele risalgono al 1735.
Sotto le due tele osserviamo i mezzi busti in marmo di Carrara di S. Rosalia (sotto il quadro raffigurante la spoliazione di San Francesco) e S. Restituta. Lungo i pilastri che aprono la curva dell’abside sono collocati i mezzi busti marmorei di due sante francescane: S. Margherita regina di Scozia  (a sinistra)  e S. Elisabetta regina del Portogallo (a destra).
La volta della navata è decorata da monocromi con figure di sante, di gusto tardo-settecentesco.


Il Campanile

Il pittoresco campanile si innalza sulla sinistra della semplice facciata della chiesa di Santa Chiara. Elemento architettonico originario seicentesco sopravvissuto ai bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale, sembra dominare la piazza con la sua slanciata fisionomia. Esso si articola su tre ordini con loggette e curati decori ed intagli nella pietra. Dall’ultima loggia, circondati dalle campane del monastero di Santa Chiara, si mostra all’occhio del visitatore una Palermo maestosa e magnifica.


Le Mura Puniche

Tratto della fortificazione di età punica è una delle poche parti originali assieme a quello fuori terra di Via Candelai e ai consistenti resti venuti alla luce, nei primi anni Ottanta sotto il Palazzo dei normanni. Lo scavo è stato effettuato circa 10 anni fa. Come si può notare il tratto meglio conservato del muro nella sua configurazione originale si è scoperto al di sotto dell’attuale piano di calpestio del teatro che i salesiani costruirono tra il 1930 ed il 1933. Il muro, messo a vista per un tratto lungo circa 4 metrie alto fino a  2. Costituito da blocchi calcarei perfettamente squadrati, assemblati senza uso di malta e messi in opera alternativamente per testa e per taglio, secondo la tecnica costruttiva già riscontrata nel contiguo muro della Rua Formaggi e nel tratto di fortificazione del Palazzo Reale, con cui ha in comune anche le dimensioni dei blocchi.
Databili tra il V ed il VI secolo a. C. risultano essere un’ulteriore testimonianza del complesso pluristratificato dell’antica Panormus.

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