I Florio sono una delle famiglie più note e significative della Belle Époque palermitana, simbolo di un’intelligente imprenditoria isolana, in bilico fra storia e mito, la cui fama e il cui operato hanno viaggiato oltreoceano
La crescita dei Florio, chiamati anche Vicerè di Sicilia o Regnanti senza corona, si lega indissolubilmente alla crescita economica, sociale e culturale della Sicilia, come al suo declino, in stretta relazione al collasso del grande impero finanziario costruito, il cosiddetto tramonto dorato.
Tutto ebbe inizio, alla fine del Settecento, da una modesta famiglia calabrese, dedita al commercio di spezie, aromi e generi coloniali ed espatriata nell’area settentrionale della Sicilia in cerca di fortuna. Abbiamo notizia di Paolo Florio, che, sposato con Giuseppina Saffiotti, avviò una società per l’acquisto e la vendita di spezie con il cognato mercante Paolo Barbaro, che aveva già intrapreso i primi traffici mercantili con alcune città siciliane e non solo. I due soci aprirono diversi magazzini e botteghe nel centro storico di Palermo, come la drogheria di via dei Materassai n.70.
Alla morte di Paolo, il fratello Ignazio si trasferì a Palermo, istradando verso il commercio, sin da piccolo, il nipote Vincenzo Sr.
Con Vincenzo lo splendore dei Florio raggiunse l’apice della potenza, consolidandosi in seguito con il figlio Ignazio Sr che, sposando oltretutto la Baronessa Giovanna d’Ondes Trigona, consentì alla sua famiglia di accedere nei saloni dell’alta società.
