Sweet Palermo. Tour e degustazione di dolci e gelati

Percorso:Chiesa di San Giovanni degli Eremiti (esterno), Piazzetta dello zucchero, Piazza Bellini, Chiesa della Martorana (esterno) Dolceria del chiostro, Chiesa e chiostro di Santa Caterina (tappa interna), gelateria Ilardo

CALENDARIO:
Domenica 31 luglio 2022

Costo
€25 (bimbi 5/10 anni €15)  (include auricolari, servizio guida, degustazione di dolci e gelati)› durata circa 3 ore
♦ Per partecipare al tour è necessario acquistare i ticket in anticipo
√ tramite carta di credito o paypal in questa pagina
√ tramite bonifico intestato a “Terradamare soc. Coop. BANCA: Intesa San Paolo. IBAN: IT24R0306909606100000071361
√ presso la Torre di San Nicolò, via Nunzio Nasi 18 (su appuntamento)
INFO: ✆ 320.7672134 –  347.8948459  eventi@terradamare.org www.terradamare.org/infoline

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Conoscere una città significa tracciare le coordinate delle sue evoluzioni artistiche, delle sue tradizioni popolari, dei suoi riti religiosi e delle sue abitudini alimentari.

Queste ultime, sono, in effetti, elementi collegabili alla storia di una terra, sia per il loro giungere attraverso un determinato popolo, sia per ritmi di consumo collegati alla convivialità, al consumo di un piatto o alle variazioni dei suoi sapori. Non è un caso, se il cibo è un dato che può essere rinvenuto nei musei, nei mosaici, nelle tele, infatti, le pratiche culinarie veicolano significativi indizi sull\\\’identità di un popolo e della sua terra.

Il dolce, a Palermo, è in effetti, un elemento identificativo della quotidianità, dalle celebrazioni religiose, ai momenti di condivisione familiare, e, oggi, un elemento che identifica alcuni luoghi che ci raccontano nuove storie.

Il rapporto dei siciliani con lo zucchero è molteplice, basti pensare che a Palermo esiste la Piazzetta dello zucchero, e, in effetti, pensando all\\\’arte dolciaria dell\\\’isola, esso si inserisce in maniera determinante nelle tavole e nella quotidianità della popolazione locale da tempi antichi, sin da quando gli arabi portarono la canna da zucchero. un racconto che verrà svelato di fronte alla Chiesa di San Giovanni degli eremiti, gioiello della cosiddetta arabo normanna e cornice perfetta per inquadrare tale prodotto che ha contribuito alla storia della città.

In effetti, la sua lavorazione conobbe un certo sviluppo anche con i normanni, che fecero realizzare dei trappeti, dunque, quello che noi chiamiamo semplicemente come zucchero, è risultato di un processo di trasformazione complesso, difficile ed antico e che passa dagli impianti per la lavorazione.

La successiva tappa ci condurrà verso Piazza Bellini, dalla quale ammirare il prospetto della Chiesa di Santa Maria dell\\\’Ammiraglio o della Martorana, punto di incontro ideale per narrare l\\\’origine della celebre frutta con la pasta di mandorle, per, poi, addentrarci nel monastero di Santa Caterina, significativo monumento della splendida epopea barocca siciliana.

Da antiche ricette, gusteremo un dolce che parla di una santa legata anche alla storia della città di Palermo: la cassatella di Sant’Agata o anche direttamente minna di Sant’Agata.

La santa, morta il 5 febbraio 251, è presente in uno dei prospetti del Teatro del Sole, una delle protettrici  della città, il suo martirio viene simbolicamente celebrato proprio da un dolce inconfondibile nella forma.

Dal tripudio barocco ci sposteremo verso l’ultimo punto del nostro percorso che ci permetterà di narrare antiche tradizioni dei palermitani stessi, che, nei pressi della Gelateria Ilardo, si recavano per svolgere la popolare passeggiata a mare, tra carrozze e musiche. Per sconfiggere il caldo della città, era tipico, così come oggi, fermarsi a prendere un gelato nella storica gelateria fondata nel 1860 da Giuseppe Cacciatore, in cui si realizzò il giardinetto, il gelato dai tre gusti e dai colori che omaggiavano il tricolore.

Questa antica ricetta fu inventata da Ilardo Giovanni, colui che, in origine, era il commesso del precedente proprietario, ma  nella storia di questo luogo rientra anche il gelato al gelsomino e cannella, realizzato nei primi anni del novecento, parlando, anche in questo modo di una cultura floreale che non coinvolgeva, evidentemente, solo le ville liberty.

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La narrazione avrà inizio con la storia dell’ammiraglio Maione da Bari e le congiure della Corte normanna, personaggio ambizioso, gran cancelliere e grande ammiraglio del Regno di Sicilia, la cui morte, avvenuta il 10 novembre 1160, è simbolicamente rappresentata dall\\\’elsa della spada del suo assassino che si trova sul portone del Palazzo Arcivescovile.

Personaggio femminile, infatti, particolarmente noto, è la vecchia dell\\\’aceto, Giovanna Bonanno, che con l\\\’aceto per ammazzare i pidocchi deciderà di iniziare un commercio abbastanza particolare, ma che la condurrà a morire sulla forca di Piazza Villena.

Non sempre i sintomi da morte per veleno erano, però, visibili, si cercava di utilizzare metodi poco compromettenti, ci si specializzava in astute pozioni e, a volte, restavano coinvolte anche molte persone contemporaneamente, così come avvenuto nel 1801 alla Vucciria durante un pranzo di nozze.
Luogo famigerato connesso a terribili episodi della quotidianità dell’antica Palermo è il carcere della Vicaria, un’immensa architettura eretta nel 1578.
Da questo punto racconteremo la storia di Thofania D\\\’Adamo,  che nel 1633, viene condannata per aver composto acqua avvelenata che somministrò al marito, per poi, essere giustiziata sul piano della Marina.
La sua discendente, Giulia, amplierà il mercato dell\\\’acqua tofana, anche fuori Palermo, un veleno inodore che vendeva a donne intrappolate in matrimoni sbagliati e, scoperta, subirà lo stesso tetro destino a Roma.

Ancora Leonardo Sciascia, ci fornisce una definizione delle peculiarità dei veleni utilizzati nell’antica Palermo, tra i suoi vicoli e tra i vari quartieri, e restituiti dallo storico La Duca: “ Non quelli che direi “veri”, i lenti e sottili veleni del vivere a Palermo; ma le immediatamente fatali e volgari pozioni, il poison criminalmente dosato nella domestica minestra, nelle salse, negli intingoli, nelle creme; il mort-aux-rats promosso a funzioni liberatorie nelle asfissie da marito o da moglie, negli amori impossibili, nelle possibili ma tardanti eredità […] ”.

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Foto: Vincenzo Russo

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