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Casa Museo del Beato Giuseppe Puglisi

La Casa Museo del Beato Giuseppe Puglisi nasce con la finalità di restituire al Piazzale dove è stato ucciso e all’abitazione in cui ha vissuto il significato di luogo della testimonianza della fede, della legalità e della giustizia; luogo di memoria viva e vitale, in cui 3P potesse continuare a parlare alle persone. In questo appartamento Padre Pino Puglisi vive dal 1969 al 1982 con entrambi i genitori, per ritornarvi nel 1986. Dal 1987 al 1992 rimane ad abitare la casa soltanto col padre, a causa della perdita della madre; nel 1992 egli perde il padre e vive da solo, sino al giorno della sua uccisione. La casa custodisce libri, mobili, oggetti, indumenti e paramenti liturgici appartenuti al Beato Giuseppe Puglisi e ai suoi genitori. Offrono al visitatore, oltre che, uno spaccato della semplicità del vivere quotidiano del Beato Giuseppe Puglisi, uno spazio, una esperienza di vita, per non dimenticare il passato ed avvertirne la continuità con il presente ed il futuro, per ispirarsi al suo messaggio.

“Il prete siciliano faceva leva sulle autentiche passioni della sua vita: i libri e i poveri. Infatti, le due grandi direttrici che hanno attraversato l’esistenza di quest’uomo coraggioso sono state, da un lato, la parola, la cultura, la passione di comunicare; dall’altro, l’attenzione ai deboli, la vicinanza ai poveri, da consolare, da visitare, certo, ma anche da incoraggiare in un percorso di riscatto, facendone soggetto di cambiamento, non tralasciando nulla per promuoverne la dignità. Fin dagli Settanta Puglisi si rivolgeva così ad un gruppo di giovani volontari palermitani, senza paura di apparire un sognatore: “È necessario aiutare il povero a raggiungere la libertà dalla miseria”.
Poco si è compreso quanto questa rivolta all’insegna del gratuito avesse eroso i confini della mentalità mafiosa.
Nel momento in cui il suo centro aggregativo veniva finalmente inaugurato a Brancaccio, dopo aver superato tante difficoltà finanziarie, don Pino dichiarava in un’intervista: “L’apertura di questo centro per noi è anche segno di una esplicita fiducia nella solidarietà degli uomini che esprime, potremmo dire, la provvidenza di Dio”.

Don Puglisi era un amante dei libri e un amico dei poveri.
Troppo poco? Troppo ingenuo? Eppure nulla è più eloquente del sangue di questo martire, versato sulla piazza di una città italiana sul finire del secolo scorso. Non è stato troppo poco per la mafia, che ha deciso di ucciderlo, né troppo ingenuo per quanti hanno trovato nelle sue parole e nelle sue azioni le ragioni per sperare in una vita diversa”.
Vincenzo Ceruso, A mani nude. Don Pino Puglisi, Edizioni San Paolo, Milano, 2012, pp. 22-23. 

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