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La funzione sociale del patrimonio culturale. Da Ballarò a Palermo

di Eleonora Lo Iacono

(Tempo di lettura: 13 minuti)

«Dato che i siti del patrimonio culturale diventano spazi pubblici che producono capitale sociale e ambientale, le città e le regioni che li ospitano si trasformano in motori dell\\\’attività economica, in centri di conoscenza, in punti focali della creatività e della cultura, in luoghi di interazione della comunità e di integrazione sociale; in breve, essi generano innovazione e contribuiscono a una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, in linea con gli obiettivi della strategia UE 2020. […] I musei sono sempre più orientati alla comunità, agli individui e alle loro storie: ad esempio, propongono narrazioni che, prendendo le mosse dal retaggio culturale, narrano le storie personali di membri della comunità intrecciandole con l\\\’interpretazione di grandi eventi storici. Essi pongono i fruitori sullo stesso piano delle collezioni esposte, mettendoli al centro delle loro attività, e non esitano ad addentrarsi in questioni delicate e difficili, affrontando tematiche contemporanee che appassionano un pubblico sempre più diversificato». Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo – Bruxelles, 22.7.2014”.

A pochi giorni dalla cerimonia che ha dato l\\\’inizio ufficiale al ricco calendario offerto a Palermo in qualità di Capitale Italiana della Cultura, (nell\\\’anno europeo del patrimonio culturale), ci sembra doveroso rallentare per un attimo i festeggiamenti, ma senza interromperli, e riflettere su quanto la Cultura – e il bene culturale – sia fondamentale per lo sviluppo delle comunità e come oggi siano lontanissimi dalla realtà luoghi comuni come \\\”Puntare sul turismo culturale non ci farà diventare ricchi\\\”, \\\”Con la cultura non si mangia\\\” \\\”Cultura? Ma se non ci sono i soldi per disoccupati e pensioni\\\”, \\\”Nella crisi, la gente non spende in cultura\\\”, eccetera eccetera; ma ancora radicati nelle logiche di quasi tutti, tanto da non essere del tutto compreso quanto la cultura trasformi anche altri aspetti del territorio, quanta potenza e potenzialità ci possano essere dietro un \\\”polveroso e anziano\\\” monumento. E quanto la narrazione culturale sia determinante per il progresso sociale ed economico del territorio che racconta, in cui si evolve e diffonde e del suo conseguente cambiamento.

Negli ultimi anni  abbiamo assistito nella nostra città a molti cambiamenti.
Metamorfosi che non solo abbiamo osservato ma, essendo questi cambiamenti rivolti al nostro settore di competenza, hanno inevitabilmente cambiato anche noi e il nostro lavoro.
Quando abbiamo cominciato, a esempio, il flusso turistico a Palermo era molto inferiore rispetto a oggi, soprattutto verso i monumenti che si trovavano fuori dai percorsi turistici tradizionali (che sono quelli sui quali avevamo deciso di puntare e nei quali identificarci). Il territorio dal quale siamo partiti, dove operiamo ancora – Ballarò – era anch\\\’esso sommerso da luoghi comuni ma anche circondato da una condizione sociale che lo privava di qualsiasi possibile miglioramento. Era difficile realizzare immediate rivoluzioni, ma non immaginarle.

Millenni di storia in un solo quartiere, la storia di tutti in un perimetro così circoscritto, e tantissimi ostacoli ma anche possibilità. Abbiamo iniziato a raccontare Palermo proprio da lì, da un quartiere, sebbene incantevole, che ci spaventava tanto quanto ci faceva innamorare. Abbiamo cominciato con alcuni itinerari e la fruizione al pubblico della parte turistica dell\\\’Oratorio – il Complesso Monumentale di Santa Chiara – e la Torre di San Nicolò (turismo sociale e religioso). Nel rischio complessivo abbiamo raddoppiato il rischio: proponendo iniziative inedite, come le aperture notturne, per cominciare non dai turisti ma dai cittadini stessi, a narrare cos\\\’erano quei monumenti nascosti, raccontandone la storia – storia della loro stessa città – dalla sommità di una Torre, che era lì dal medioevo eppure avevano dimenticato, proponendo modi diversi, in luoghi fino ad allora destinati solo alla contemplazione, in cui trascorrere il sabato sera.
Abbiamo animato la Torre organizzandovi all\\\’interno spettacoli, reading, mostre e vere e proprie esposizioni di libri, organizzato laboratori didattici, incontri. Abbiamo cominciato, insieme al cuntista  Salvo Piparo, le prime \\\”visite teatralizzate\\\”, le Visite Animate, itinerari in cui il racconto delle tradizioni di Palermo dell\\\’attore camminava insieme al racconto delle guide turistiche. Ci siamo fatti aiutare (noi, nuovi operatori turistici), dagli strumenti nuovi che nel frattempo nascevano: i social network, le prime invasioni digitali, che anche esse rompevano sia le abitudini dei monumenti, di vietare di scattare foto al loro interno, sia dei fruitori che finalmente potevano diventare non solo ascoltatori ma anche narratori; le Notti Bianche e dei Musei, le Giornate del Patrimonio, l\\\’adozione dei monumenti da parte dei ragazzi delle scuole, con lo scopo di diffondere l\\\’idea di bene culturale comune, di far evolvere questa conoscenza e far maturare il cambiamento, pervadendo per prima il tessuto cittadino in cui questi luoghi erano inseriti.


Insieme alla \\\”rivoluzione del bello\\\”, abbiamo perciò seguito un altro importante principio: la grande forza del fare rete (espressione abusata che perde il suo significato solo quando se ne parla e basta, ma una vera e propria epifania, quando si concretizza). Affinché il cambiamento, la \\\”funzione sociale\\\” del patrimonio culturale non sia solo un racconto monocorde e monologo, affinché i beni culturali siano \\\”orientati alla comunità, agli individui e alle loro storie\\\”, è necessaria una vera rete:
– tra le persone;
– tra i cittadini e le istituzioni;
– tra colleghi (e mai concorrenti);
Dal bene monumentale si dirama così il meraviglioso sistema nervoso dei legami tra le identità. Perché intorno a questa attività, ai giganti edifici che si mostrano al pubblico, ci sono le persone: noi per primi, i \\\”visitatori-attori\\\”, i residenti e la moltitudine di attività commerciali (turismo relazionale-esperienziale).

La nostra prima rete sono stati i visitatori e i commercianti di Ballarò
, dai quali conducevamo i nostri ospiti o i ristoranti della zona che consigliavamo per la cena o il pranzo, alberghi, botteghe, anche includendoli in alcuni percorsi. Nel frattempo  prendeva forma SOS Ballarò, che ormai tutti conoscono, poiché con il suo lavoro ha creato un metodo di attivismo cittadino replicabile e replicato, alla cui nascita abbiamo sentito il dovere di contribuire, in qualità di operatori culturali e di \\\”cittadini di Ballarò\\\”. Una storia in cui monumenti, botteghe e residenti, hanno lavorato insieme per creare non solo un canale diretto tra loro e il Comune di Palermo, ma per essere i protagonisti stessi del cambiamento.


Nasce così la seconda rete: un patto civico tra i \\\”lavoratori\\\” e i residenti del quartiere.
Questa evoluzione è stata contraddistinta da un periodo florido di iniziative a vantaggio del quartiere storico e di tutto l\\\’ecosistema di attività commerciali, associazioni, gruppi di lavoro, scuole; durante il quale, da una parte il Comune di Palermo apprendeva dai residenti stessi le urgenti necessità urbane, e dall\\\’altra si collaborava all\\\’ideazione di iniziative che ne valorizzassero gli aspetti culturali.

Hanno preso il via manifestazioni, con il supporto dell\\\’Assessorato alla Cultura e Settore Sviluppo Strategico del Comune di Palermo, come il festival delle arti di strada Ballarò Buskers, preceduto da tantissime domeniche Anima Ballarò che hanno mostrato quanto potesse essere entusiasmante vedere gli artisti esibirsi nel nucleo vitale del mercato storico, unito ai pranzi sociali, che ha condotto a Ballarò dopo moltissimi anni non solo nuovi turisti, ma i cittadini stessi, le famiglie che accompagnavano i loro bambini ad assistere alla giocoleria e allo stupore tra bancarelle, vicoli e quei monumenti resi disponibili sia alle visite, sia alle performance e in senso ampio alla vitalità del quartiere.
Nasce la street art di Ballarò Tale, di cui un esempio si trova anche nella hall arrivi dell’Aeroporto di Palermo, simbolo del gemellaggio tra Ballarò e la città, frutto della narrazione stessa del quartiere che, trasformata prima in favole e poi in disegni (coinvolgendo anziani e bambini), ha lasciato la sua impronta e dato nuova linfa ai successivi lavori di artisti internazionali e italiani che si possono ammirare a piazzetta Ecce Homo, tanto per fare un esempio di luogo di interazione sociale potentissimo e attuale.

Nascono Itinerari relazionali importanti (inclusi nei nostri oltre 30 itinerari), come “Ballarò e i suoi mestieri”, alla scoperta delle antiche e nuove botteghe; o \\\”Attraverso i miei occhi\\\”, in cui il migrante mostra la città attraverso il suo sguardo quotidiano; o \\\”Oreto, dalla foce alla sorgente\\\”, in collaborazione con VediPalermo e WWF, una vera e propria esplorazione del fiume cittadino, immerso in un paesaggio contraddittorio e unico nel suo genere, fatto di scarichi fognari ma anche di una natura di grande bellezza; o La via dei Librai, con Ass. Cassaro Alto, passeggiata alla scoperta delle librerie storiche (e dei librai) del Cassaro.
Un nuovo modo di raccontare la città e l\\\’arte che, essendo pervasa dal territorio e da esso circondata, finalmente può essere raccontata allo stesso modo: senza separare le due cose, togliendo all\\\’arte il suo primigenio senso puramente estetico e destinato a pochi, trasformandola in polo aggregativo; un ruolo più profondo non solo perché il luogo in se è la testimonianza del passato di un territorio al quale si appartiene, ma perché intorno a esso si sviluppa l\\\’azione, la vita dei quartieri, la vera raccolta e trasmissione della memoria. Si rende così il patrimonio culturale, non solo attrazione turistica, ma un vero e proprio centro di riconoscimento d\\\’identità territoriale.
Grazie a questo fermento nascono nuovi patti tra cittadini attivi, che mettono insieme progetti, dimostrano ancora una volta che quell\\\’espressione tanto abusata di \\\”fare rete\\\” può essere realizzata per il cambiamento concreto. Contribuiamo così alla nascita di altre \\\”reti territoriali\\\” come via Maqueda Città e Cassaro d\\\’Amare, con l’obiettivo di riqualificare e riportare l’attenzione su quei tratti delle strade principali della città, unendo anch\\\’essi cittadini, commercianti e monumenti del perimetro; il percorso delle Botteghe Storiche (insieme – in rete – a ConfCommercio Palermo, Policoro, Salvare Palermo e Ass. Cassaro Alto), il comitato Vucciria; l\\\’Ass. Mercato Storico Ballarò, il Comitato per l\\\’Oreto;  e si rafforzano processi già esistenti come Ballarò Espò, manifestazione che mette in mostra le risorse produttive dell\\\’Albergheria insieme a \\\”I gioielli di Ballarò\\\”, aperture al pubblico dei tesori artistici del quartiere; e Albergheria e Capo Insieme. Infine Jingle Books, fiera del libro di Natale organizzata insieme a Editori allo Scoperto, all\\\’interno di un palazzo nobiliare settecentesco, Museo Palazzo Asmundo, in pieno percorso Arabo-Normanno, che rappresenta la nostra attività che oltrepassa il confine di Ballarò e segna la nascita ufficiale della terza rete.

La Rete territoriale e monumentale è l\\\’unione tra imprese, associazioni, cittadini e luoghi dell\\\’arte di tutta la città di Palermo (comunità turistica). 
Una inedita sinergia grazie alla quale operatori del settore turistico, insieme ai cittadini e le associazioni, costituiscono comitati, o \\\”semplici\\\” collaborazioni per unire le forze a vantaggio del pubblico/visitatore/protagonista. Abbiamo, negli anni, sperimentato collaborazioni e conosciuto gestori di musei e monumenti, gioielli palermitani conosciuti o poco noti, e insieme realizzato progetti comuni, alleanze civili. Oggi contiamo (tra i monumenti gestiti direttamente da noi e collaborazioni), una rete monumentale di 18 luoghi dell\\\’arte, di cui tre periferici: la Torre medievale di San Nicolò, il Complesso Monumentale di Santa Chiara, la Chiesa del Carmine Maggiore, l\\\’Oratorio del Carminello, il Museo Palazzo Asmundo, Palazzo Alliata di Villafranca, la Camera delle Meraviglie, Palazzo Conte Federico, la Chiesa di Casa Professa, la chiesa di San Giuseppe Cafasso, la chiesa della Badia Nuova, la casa museo delle maioliche stanze al Genio, il Museo del Vino e della civiltà contadina, palazzo Bonocore, la Casa Museo di Padre Pino Puglisi – Centro Padre Nostro di Brancaccio, e le collaborazioni che inaugureremo nel 2018 con la fabbrica di Anice Unico Tutone, la casa museo del costume teatrale Pipi, e la Palazzina dei Quattro Pizzi – Casa Florio all\\\’Arenella; attraverso i quali, la storia della città può essere raccontata nella sua complessa e mutevole bellezza a migliaia di visitatori.

«Per gli scopi di questa Convenzione,
a. l’eredità culturale è un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione. Essa comprende tutti gli aspetti dell’ambiente che sono il risultato del l’interazione nel corso del tempo fra le popolazioni e i luoghi;
b. una comunità di eredità è costituita da un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici dell’eredità culturale, e che desidera, nel quadro di un’azione pubblica, sostenerli e trasmetterli alle generazioni future». \\\”Convenzione di Faro, quadro del Consiglio d\\\’Europa sul valore dell\\\’eredità culturale\\\”


Questa lunga testimonianza di estremo valore culturale e umano è stata consegnata all’ascolto del convegno “La funzione educativa del patrimonio culturale per la promozione di azioni di cittadinanza attiva e coesione sociale”. Nella due giorni a cura della Fondazione Benetton, a conclusione delle attività organizzate dalla per il suo trentennale, che hanno avuto luogo, il 24 e 25 gennaio 2018 a Roma. Due giornate di riflessione “sul ruolo della cultura e dell’educazione al patrimonio culturale quale fonte di crescita collettiva e di coesione sociale”. Ad esse hanno partecipato alcune tra le più importanti fondazioni nazionali; a parlare di Promozione culturale, conservazione della memoria e Welfare, le Fondazioni: Pirelli, Golinelli, IBM Italia, Arturo Toscanini, Fitzcarraldo, Giuseppe Whitaker, per lo Sviluppo Sostenibile, Edmund Mach, Adriano Olivetti, MAXXI, Corriere della Sera, Fico, Con il Sud, Rione Sanità; con introduzione a cura del Presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, Giuliano Volpe e conclusione affidata al Presidente della Fondazione Benetton Studi Ricerche, Luciano Benetton.


Hanno partecipato insieme a loro, amministrazioni enti locali, istituzioni pubbliche e private che operano nel campo della tutela e dello sviluppo della conoscenza, per confrontarsi e conoscere esperienze e buone pratiche realizzate in questi anni nel territorio nazionale. Abbiamo avuto il piacere di ascoltare le esperienze del sindaco di Arbus, del parco archeologico di Ostia Antica, del Museo per Roma, de la Venaria Reale, del teatro romano di Trieste. Abbiamo portato anche noi il nostro contributo e inevitabilmente quello della grandissima rete culturale che in questi anni è cresciuta e ci ha fatto crescere. Abbiamo testimoniato come a Palermo, il crescente pubblico dei monumenti che gestiamo e valorizziamo, abbia creato non solo un indotto economico a vantaggio del territorio in cui operiamo, ma un vero e proprio cambiamento del modo di intendere il bene monumentale e usufruirne e del territorio stesso.

Noi di Terradamare abbiamo raccontato la nostra storia quotidiana, felici di aver raccontato la nostra città, insieme alle altre città d’Italia, tramite il nostro sguardo e la nostra esperienza. Abbiamo testimoniato la forza della nostra coesione, una sintesi di cultura e di come, da Cooperativa Turistica siamo diventati Comunità Turistica: centro culturale e di formazione per tutta la comunità, nucleo dinamico di operosità culturale e di sviluppo civile e socio-economico.

Palermo, un racconto di Terradamare

«Il patrimonio culturale è al centro dell\\\’agenda europea per la cultura e fornisce un contributo significativo per il conseguimento dei suoi tre obiettivi: promozione della diversità culturale e del dialogo interculturale – a motivo del suo valore intrinseco e societale, il patrimonio culturale rappresenta un elemento cruciale; promozione della cultura quale catalizzatore della creatività – il patrimonio culturale apporta un contributo attraverso il suo potenziale economico diretto e indiretto, compresa la capacità di sostenere le nostre industrie culturali e creative e di ispirare creatori e pensatori; •promozione della cultura quale elemento essenziale della dimensione internazionale dell\\\’Unione – le competenze europee in materia di patrimonio culturale godono di grande reputazione a livello internazionale». “Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo – Bruxelles, 22.7.2014”.

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