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Museo del costume teatrale Palazzo Chiazzese

i  È possibile visitare il sito monumentale su prenotazione. Inoltre, vi si organizzano periodiche aperture straordinarie (serali o domenicali)
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Casa Museo Palazzo Chiazzese
In una parte del Baglio Chiazzese, nell’antico parco del Genoardo, si trova la mostra permanente di stoffe, figurini, foto preziose di una manualità antica di chi vive tra camerini e palco e di chi di quest’attività ne ha fatto patrimonio e cultura.
La Casa Museo del costume teatrale Palazzo Chiazzese, si trova nel cuore del quartiere Brancaccio,  simbolo dell’impegno e della fede che i fratelli Pipi hanno condotto negli anni, nella lotta contro l’emarginazione e l’infausto destino dell’isola.

La sartoria Pipi, rappresentando un esempio di realtà artigianale siciliana sana, in quanto lontana dalle logiche “mafiogene” ben note alle cronache e ai tribunali dell’isola, ancor oggi produttiva e impegnata nel mondo dello spettacolo e delle arti teatrali, divenendo protagonista dell’iniziativa, si fa promotrice di legalità, di impegno produttivo e dei valori positivi del carattere fiero e indomabile dei siciliani, in uno dei quartieri simbolo della città, legando la propria storia a quella dell’influenza arabo normanna che tanto ha segnato la Sicilia di oggi.

Palazzo Chiazzese è la prima struttura del sud Italia dedicata all’esposizione storica del costume teatrale. Grazie al progetto viene riportato in luce la centenaria storia e il rimarchevole patrimonio artigianale e documentale della famiglia Pipi.

L’esposizione all’interno della struttura è stata suddivisa in tre ambiti: La storia della famiglia Pipi, Il nucleo costumistico originale, Le opere liriche.

La storia della sartoria teatrale della famiglia Pipi inizia con la generazione dei fratelli Antonino (detto Nené) (1906-1980) e Giuseppe (1900-1974) Pipi, i quali prima della Seconda guerra mondiale, sono ancora macchinisti teatrali. La carriera costumistica inizia intorno al 1947, con un consistente acquisto milanese di abiti antichi, costumi di scena e figurini di costume, dall’impresa di Luigi Sapelli, in arte Caramba e dalle sartorie teatrali Chiappa (tra le più in vista di Milano a cavallo tra XIX e XX secolo, fornitrice alla Scala dal 1899 al 1918) e Cornalba. Una collezione che contiene tra i più importanti interpreti della scena milanese tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del XX secolo. 


Il nucleo costumistico originale
Si distinguono in esso due tipologie fondamentali: il costume di scena propriamente detto e l’abito antico prestato alla scena,  di origine aristocratica, popolare, cultuale o ecclesiale.

Nella costumistica esposta, si osservano due livelli fondamentali: il costume attentamente ricercato, con stampe o motivi di decoro tessile estremamente raffinati; e quello più sciolto, di mano veloce, ossequiante, forse, una committenza che ama andar più spicciola e spedita sulla scena.

Le opere liriche 
Il curriculum di produzione sartoriale e costumistica della Famiglia Pipi, dal 1947 a oggi è, vastissimo. Volendo rappresentare primariamente “gli anni della formazione”, si è scelto di portare al primo allestimento della Casa Museo del Costume Teatrale di Palermo le opere liriche: Richard Wagner, Il Vascello fantasma, Bologna, teatro comunale, direzione di Francesco Molinari Pradelli, regia di Aldo Mirabella Vassallo, costumi di Maria Sormani (1953);  Vincenzo Bellini, I capuleti e i Montecchi, Palermo, Teatro Massimo, direzione di Vittorio Gui, regia di Corrado pavolini, costumi di Salvatore Fiume (1954); Jules Massenet, Werther, Palermo, Teatro Massimo, direzione di Giannandrea Gavazzeni, regia di Corrado Pavolini, costumi di Emma Calderini (1954); Modest Mussorgsky, Boris Godunov, Palermo, Teatro Massimo, direzione di Tullio Serafin, regia di Aldo Mirabella Vassallo, costumi di Nicolas Benois (1954); Richard Wagner, I Maestri cantori di Norimberga, Palermo, Teatro Massimo, direzione di Tullio Serafin, regia di Tullio Serafin, costumi di Enzo Rossi (1968). 

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