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I Mercati

# Ballarò | Capo | Vucciria

Tramite questo itinerario si offre la possibilità di visitare veri e propri capolavori dell’arte siciliana, dagli scenografici complessi monumentali dell’arte barocca alle tracce arabo normanne.
L’edificio barocco si pone come particolare momento di lettura dello spazio. Esso non agisce su uno spazio preesistente, ma in un certo senso crea lo spazio, investendo l’intero ambiente in cui l’opera si pone, mentre i monumenti appartenenti a epoche passate coinvolgono in un’atmosfera particolarmente suggestiva e spirituale.
Ogni sito si trova in uno dei tre mercati, essi stessi contenitori d’eccellenza, portatori di infinite  sfaccettature antropologiche, fascinazioni gastronomiche e caleidoscopici colori dei suk arabi.
Tra le putie e le bancarelle ogni tanto emerge la facciata di qualche chiesa o monumento.
A Ballarò  potrete ammirare la cupola della chiesa del Carmine, la più bella di Palermo e restare incantati dall’aggrovigliante trama di figure allegoriche, statue, medaglioni, cornici che riempiono ogni centimetro di spazio con un risultante effetto d’insieme grandioso della Chiesa del Gesù.
Ogni mercato è sempre stato il simbolo del dialogo tra le diverse culture presenti a Palermo e ancora oggi con il Centro Santa Chiara e le attività dei padri salesiani, due monumenti che continuano a scrivere la propria storia: la chiesa barocca di Santa Chiara e l’imponente Torre di San Nicolò. Entrambi simbolo della città e all’interno dei quali è possibile sostare per poter vedere il panorama più bello della città: il centro storico di Palermo visto dall’alto.
Salendo per corso Vittorio Emanuele ammirerete il maestoso prospetto della Cattedrale. Al capo il visitatore troverà nella chiesa dei SS. Quaranta martiri alla guilla, l’insospettata ricchezza decorativa dell\\\’interno ricoperto da preziosi e magnifici affreschi settecenteschi di Guglielmo Borremans e nella chiesa Chiesa dell\\\’Immacolata Concezione il trionfo del barocco fiorito palermitano, orgoglio delle maestranze locali. L’itinerario giungerà davanti alla meravigliosa leggiadria dei putti serpottiani dell’Oratorio di S.Cita e dell’Oratorio di S. Domenico, all’interno del quale è ancora ospitato uno splendido Van Dyck.


 L’itinerario inizia dalla teatrale Piazza Pretoria: una spettacolare fontana, opera di Francesco Camilliani, scultore fiorentino del \\\’500, ed in origine destinata ad ornare una villa toscana. A cerchi concentrici, la fontana è un tripudio di divinità, ninfe, mostri, teste di animali, allegorie, rampe di scale, balaustre, giochi d\\\’acqua che la vivacizzano e la movimentano, senza però rompere l\\\’equilibrio compositivo che la caratterizza e che è espressione tipica del rinascimento toscano. Vicono la piazza si ammirano le vie e i monumenti della città che si dispongono intorno ai Quattro Canti, la grande, scenografica croce di strade che identifica la città barocca.

Proseguendo si giunge presso la piazza antistante la chiesa del Gesù chiamata piano di “casa professa” si delimita sopra l’antico letto del fiume Kemonia e, si esibisce come una quinta mostrando la grande facciata adagiata al di sopra di una scalinata che copre un rialzo ortografico, un tempo ricco di avallamenti dove si aprivano diversi ingrottati e acque sotterranee. La chiesa aperta al culto nel 1633, fu in parte distrutta dai bombardamenti del 1943. La semplicità dell’esterno si compensa con il ricchissimo e sovrabbondante interno: pilastri, colonne, cappelle, altari, pareti sono completamente “ricamati” con finissime lavorazioni in marmo, la cosiddetta decorazione a “ marmi mischi”, così chiamata per l’uso di materiali di diverso colore: un\\\’ aggrovigliante trama di figure allegoriche, statue, medaglioni, cornici riempiono ogni centimetro di spazio con un risultante effetto d’insieme grandioso. Successivamente, ci addentreremo nel  mercato di Ballarò così definito in periodo arabo, prende il nome dal toponimo “Bahlarà”, villaggio che si trovava nei pressi della cittadina di Monreale, da dove pervenivano i prodotti venduti nella piazza.  La predisposizione, la collocazione delle botteghe “putie” e delle mercanzie, andare in giro tra le bancarelle a “smirciare” (guardare), gli odori e i colori ricordano il tipico mercato arabo “suk”, dove suoni, voci e lingue diverse si intrecciano per un unico fine, la scoperta delle proprie entità storiche attraverso il cibo.
A Ballarò, le culture si intrecciano perché ha rinnovato la sua funzione di spazio di mediazione commerciale e culturale, ponendosi al servizio dei nuovi abitanti di una Palermo pluralistica e multietnica.
Attraversando il mercato si giunge a piazza Carmine dominato dal grande cupolone, simbolo della sfarzosa chiesa barocca, e dall’annesso convento. La cupola, la più bella di Palermo, è decorata esternamente da stucchi, in cui spiccano quattro telamoni che intervallano dei grandi finestroni. All’interno della chiesa a tre navate e profonde cappelle, presenta un piano leggermente più rialzato rispetto la piazza conferendo un senso di grandiosità all’edificio. merita particolare attenzione il coro in legno, i quadri del De Vigilia e del Novelli e i meravigliosi stucchi del grande Serpotta, oltre alle suggestive statue del Gagini.
La strada prosegue per giungere all’antica parrocchia del quartiere dell’Albergheria, situata nella parte a monte di piazza Ballarò, intitolata a San Nicolò.
Attaccata alla chiesa sorge una slanciata costruzione quadrangolare con i conci ben squadrati, si tratta della trecentesca torre civica facente parte del sistema di trasmissioni. Dal secondo piano si dipana una scala elicoidale del periodo medioevale per giungere sul tetto, dove attualmente sono presenti le campane della chiesa, da qui sarà possibile ammirare  il magnifico  paesaggio, dove l’occhio spazia dalla cerchia dei monti fino al mare, osservando i tetti e le cupole della città,  ci si rimette in strada per raggiungere la chiesa di Santa Chiara, originariamente costruita nel XIV secolo
fu rinnovata nel 1678. 
Ha pianta rettangolare, ad unica navata, con altari laterali, una cupola ed abside semicircolare.
Di straordinario pregio è l’altare maggiore  interamente ricoperto di bronzi dorati, lapislazzuli, agate ed ametiste e concluso da uno scenografico baldacchino.
Sulle pareti del presbiterio si possono ammirare due quadri dipinti dal celebre pittore di origine olandese Guglielmo Borremans :la Monacazionedi Santa Chiara e S. Francesco che si spoglia dei beni paterni. Le due tele risalgono al 1735.
Salendo per il Cassaro (C.so Vitt. Emanuele), verso palazzo dei normanni, s’incontra, inaspettata, la
Cattedrale con le sue torri gugliate, le sue bifore, i suoi archi intrecciati e ogivali. La sua maestosità è entusiasmante tra le piccole strade e i palazzi del Cassaro.
Edificata nel 1184 conserva la sua struttura originale nonostante le alterazioni susseguitesi nei secoli di cui la principale alla fine del ‘700 con l\\\’aggiunta delle cappelle ai lati dell\\\’altare, del transetto, della grande cupola e il completo rinnovamento in chiave neoclassica di tutto l\\\’interno. All’interno tra le opere più importanti spiccano: le sculture del Gagini, le tombe imperiali di Ruggero II, Enrico VI, Federico II e di Costanza D’Aragona, insieme alla maestosa urna d’argento che conserva le reliquie di S. Rosalia protettrice di Palermo. Nel presbiterio si dispone il bellissimo coro ligneo tardo-quattrocentesco in stile gotico-catalano e il trono episcopale, ricomposto in parte con frammenti d\\\’antichi mosaici del XII secolo.
Subito dopo la Cattedrale, potrete visitare
la chiesa di Santa Cristina la Vetere, piccolo tempio normanno del XII secolo, sorto probabilmente da un edificio turriforme non terminato. Non si caratterizza solo come un bene di estremo valore per la sua struttura architettonica, ma anche per la sua posizione, che la rende una pregevole testimonianza dell’evoluzione della città e della devozione legata a Santa Cristina a Palermo. Inoltre, la sua stessa ubicazione, il cortile dei pellegrini, può essere vista anche come un monumento sui generis, per la suggestiva storia che lega il vicolo alla chiesa e a tutta la zona circostante stessa.
Da qui inizieremo a scoprire il mercato del
Capo.
Insieme alla Vucciria, Ballarò e Borgo Vecchio, il Capo costituisce, senza ombra di dubbio, uno dei mercati più frequentati della città. Parte da Porta Carini, adiacente al Tribunale, e si estende in tutta la zona che va versola Cattedralee il monte dei pegni. Il mercato si sviluppa all\\\’interno dell\\\’omonimo quartiere, formato da un quadrivio di stradine, dove il suo asse principale è costituito appunto dalla via Porta Carini, che prende nome dall\\\’omonima Porta riedificata nel settecento in riferimento all\\\’originale quattrocentesca. Da qui si snoda attraverso via Beati Paoli, che invece prende il nome dalla setta misteriosa di incappucciati che nel 600-700 sembra si riunisse segretamente in una grotta sita nei paraggi, e che s\\\’incrocia con la via Cappuccinelle da un lato e la via Sant\\\’Agostino dall\\\’altro. Tutto questo groviglio di strade e stradine ha l\\\’aspetto proprio del suk orientale. Il quartiere infatti, è nato in età musulmana oltre il corso del fiume Papireto, oggi sotterraneo, ed era abitato da pirati e commercianti di schiavi.
Tra le putie e le bancarelle ogni tanto emerge la facciata di qualche chiesa o monumento.
Tra i suoi gioielli la chiesa dei SS.
Quaranta martiri alla guilla.
Nel 1606 la colonia dei nobili pisani , insediata a Palermo da quando la repubblica di Pisa era stata conquistata nel 1409 dai fiorentini, costruì l’omonima chiesa.
Fu intitolata ai quaranta soldati di una legione romana, che nel 320 rifiutarono il paganesimo e furono annegati in una palude, e a San Ranieri, protettore della città di Pisa.
La semplicità della facciata dissimula l’insospettata ricchezza decorativa dell\\\’interno ricoperto da preziosi e magnifici affreschi settecenteschi di Guglielmo Borremans.
Vicino Porta Carini spicca la facciata della
Chiesa dell\\\’Immacolata Concezione, recentemente restaurata, vero trionfo del barocco fiorito palermitano e orgoglio delle maestranze locali. La chiesa venne costruita nei primi anni del Seicento ed era adiacente ad un grande convento benedettino demolito durante il periodo fascista, per lasciare spazio all\\\’edificazione del Palazzo di Giustizia. All\\\’entrata quello che più colpisce è la preziosa decorazione intarsiata e policroma in marmi \\\’mischi e tramischi lungo le pareti dell’unica navata.
Potremo osservare il teatro Massimo di Palermo, uno dei più grandi teatri lirici del mondo. Ha una superficie di oltre 7.700 mq. Di gusto neoclassico sorge sulle aree di risulta della chiesa delle Stimmate e del monastero di San Giuliano che vennero demoliti alla fine dell’Ottocento per fare spazio alla grandiosa costruzione. I lavori furono iniziati nel 1875 dopo vicende travagliate che seguirono il concorso del 1864 vinto dall’architetto Giovan Battista Filippo Basile; il teatro venne completato da Ernesto Basile che, nel 1891 alla morte del padre, gli era subentrato nella costruzione. Vicino al teatro, troverete via bara all’olivella. Una strada ricca di cultura e di antichi mestieri, si può notare la varietà di negozi di artigianato, ceramiche e ferro battuto. Qui si trova il celebre
TEATRO DEI PUPI, un po\\\’ bottega, un po\\\’ museo perché oltre agli spettacoli ospita anche una sala espositiva con più di mille pupi e i laboratori dove le caratteristiche marionette siciliane vengono realizzate.
Vicino al mercato della vucciria, avrete modo di visitare dei veri e propri gioielli architettonici, ricchi di opere di alcuni dei maggiori artisti siciliani, nati dalla presenza di una loggia della nazione dei Genovesi particolarmente radicata in città. L\\\’
ORATORIO DI SANTA CITA sorto nei primi del XVII secolo in un’area annessa alla chiesa, ospita un sontuoso apparato decorativo: un vero capolavoro dell\\\’esuberanza barocca realizzato da Giacomo Serpotta. Sarete rapiti dallo spettacolo della miriade di angeli e putti, che giocano, dormono, ridono o piangono, si arrampicano sulle cornici e si nascondono dietro ghirlande di fiori.
Successivo step sarà l’oratorio
del SS. Rosario in San Domenico. In questo spazio dipinti e decorazioni in stucco si fondano in un equilibrio armonioso, tra le allegorie serpottiane ed il ciclo pittorico di Pietro Novelli e eltri artisti che tra il XVII e il XVIII secolo operarono in Sicilia, come Guglielmo Borremans o Mathias Stomer.Nel presbiterio è presente il maestoso dipinto di Van Dyck  che rappresentala Vergine del rosario tra le Sante domenicane e le Sante patrone della città, tra cui Santa Rosalia.

La VUCCIRIA è uno dei più interessanti mercati all’aperto di Palermo, vera e propria istituzione cittadina, fra le sue attrazioni turistiche più apprezzate. L’ingresso principale è in VIA ROMA, nei pressi di piazza S. Domenico attraversola DISCESA MACCHERONAI, ingombrata da bancarelle dove avevano sede i produttori di pasta fresca che veniva messa ad asciugare all’aria. Il nome del mercato Bucceria, deriva dal termine francese Boucherie (macelleria, mercato della carne), infatti il mercato inizialmente era destinato al macello e alla vendita della carne. Successivamente divenne mercato per la vendita del pesce, della frutta, delle verdure e delle spezie. Da questo mercato proviene il termine siciliano Vucciria, che significa \\\”baccano\\\”, dovuto alla confusione delle voci e delle grida dei venditori (uno degli elementi caratterizzanti del mercato palermitano).
Ciò che colpisce sono: la grande varietà di colori e profumi che si possono apprezzare in questo mercato, e la disposizione dei prodotti lungo le vie, su ripiani entro ceste, protette dal sole con grandi e variopinti tendoni. Questi colori sono quelli che Renato Guttuso (pittore siciliano contemporaneo, di fama internazionale) si è portato nel cuore e nella memoria; egli proprio a questo mercato ha voluto dedicare una grande tela oggi conservata presso il Palazzo Chiaramonte Steri.

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