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Palazzo Bonocore

Palazzo Bonocore (XVI sec.) si affaccia tra la monumentale fontana Pretoria, la chiesa di Santa Caterina d\\\’Alessandria  e Palazzo delle Nel corso dei secoli, i proprietari del palazzo sono stati numerosi.
Le prime testimonianze risalgono al 1547 quando Giovanni Lo Valvo decise di venderlo a Francesco Di Carlo.
Tra la seconda metà del XVI sec. e il primo ventennio del XVII, il palazzo apparteneva a Stefano Conte e suo figlio Francesco. Da quel momento, i piani dello stabile verranno divisi tra vari e illustri proprietari.
Nel 1716 Francesco Gastone, Presidente del Tribunale di Palermo riuscì ad acquistare l’intera struttura. Durante questo periodo, il palazzo subì un grande, che lo rese una delle più austere dimore aristocratiche di Palermo, descritta da P. La Placa come “un palagio dalle vistose forme di un teatro”. Divenuto dimora patrizia, il palazzo acquisì notorietà per merito delle nozze tra la figlia di Francesco Gastone Margherita e Francesco Antonio Lo Faso IV, Duca di Serradifalco, nominati eredi, nel 1740, di tutto l’edificio.
La cura artistica del palazzo fu affidata a Domenico Lo Faso architetto, letterato e membro nel 1827 delle Commissioni di Antichità e Belle Arti di Palermo, che realizzò la facciata in stile neoclassico, progettata tra 1810 e il 1843, le cui linee riprendono lo stile del Teatro alla Scala di Milano.
Nel 1875 Giulietta, l’ultima erede dei Lo Faso, vende il suo palazzo al ricco banchiere palermitano Salvatore Bonocore (Buonocore). Durante la proprietà dei Buonocore (1875-1912) lo stabile fu sottoposto a ulteriori interventi di restauro che interessarono proprio la facciata neoclassica precedentemente progettata dai Lo Faso. Dal 1912 il palazzo fu sudiviso fra diversi proprietari: il piano nobile a Giovanna Giacalone, erede Bonocore, alla Curia Arcivescovile di Palermo di cui tutt’ora ne è proprietaria e concesso, infine, all’Associazione I World che adibisce il maestoso e affrescato piano nobile a mostre ed eventi culturali.
LE SALE DEL PIANO NOBILE
La prima sala inaugura il percorso della mostra con affreschi riproducenti scene augurali di putti festosi disposti lungo tutto l’asse della cornice nella quale predomina il gioco della tecnica trompè l’oeil.
La seconda sala è caratterizzata da un soffitto a volta decorato da quattro riquadri in oro zecchino raffiguranti elementi zoomorfi. Al centro in un grande riquadro prospettico, un uomo maturo dalla lunga barba tiene sulla spalla l’aratro, attributo iconografico identificabile in Saturno antica divinità italica legata al mondo agricolo
Nella terza sala l’estro Neoclassico à la greque si sposa con affreschi dal forte richiamo ellenizzante dell’antica Pompei e Ercolano.
Quadri riportati da fantasiosi ornamenti a grottesca introducono il visitatore nella quarta sala composita da una quadreria di affreschi in cui riccorono gaie scene bucoliche, raffigurazioni allegoriche delle stagioni, scene di gioisi putti a caccia.

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