La coloratissima festa in onore di San Paolo, a Palazzolo Acreide, città barocca patrimonio Unesco in provincia di Siracusa
Racconto e immagini di Angelo Cucco
Viene celebrata il 28 e 29 giugno, attrae devoti e turisti da tutto il mondo per il suo momento più spettacolare, le 13 del 29 giugno, per l’uscita (“a sciuta”) del miracoloso simulacro, durante la quale, davanti alla facciata barocca della Basilica di San Paolo, grandi fuochi d’artificio e migliaia di volantini e strisce colorate invadono il cielo e la piazza gremita. Un momento
L’unico modo possibile di raccontare questo momento, è la diretta voce di chi si è trovato in mezzo, almeno una volta nella vita.
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La voce trema, gli occhi lucidi si abbassano e le labbra sussurrano una giaculatoria antica. Le parole si susseguono cadenzate e ognuna sembra una chiave, uno scrigno capace di assorbire l’intera Palazzolo e al tempo stesso di fluire per sempre, come un alito di vento. Puoi non afferrarle tutte ma è la potenza stessa del messaggio a lasciarti attonito e silente. È la commozione di quell’attimo a farti seccare in gola perfino il respiro ed accapponare la pelle. E’ il pathos sincero di quell’aedo inconsapevole, la velata timidezza, a toccare l’anima al pari delle più alte rime d’ogni tempo
“la criesia ri San Paulu è cunsacrata,
ri iusu finu a iusu iè tutta r’oru
ie cu ci trasi ni resta ammaciata
di runni ci vinni stu riccu trisoru
li parriniddri fannu musicata,
fannu lu cantu di lu triscignolu
ie quannu nesci San Paulu cu ddra spata
ca fa trimari Ferra, Cassaru, Buccheri, Buscemi e Palazzolu”.
Se aveste assistito al semplice declamare di questi versi, ogni altra parola che accompagna le foto sarebbe stata inutile. Tanta l’intensità umile racchiusa da chi li ha regalati, tanta la verità che veicolano, tanto la straordinaria forza che emanano.
Il 29 giugno, alle 13, mentre il sole brucia la pelle e le pietre, Palazzolo arde di rosso aspettando l’irrompere del sacro, l’incontro, la sciuta. L’alto, possente portale assume il suo ruolo di varco, di fenditura tra mondi, di permeabile membrana tra il sacro e il quotidiano.
Dalla piazza, allagata di calda luce, gli occhi percepiscono a stento ciò che accade all’interno: il fercolo si sposta, San Paolo traballa e scende e le mani, tante mani, si alzano. Sembrano ombre dietro al velo di platonica memoria, quasi intangibili in quella semi oscurità… si aspetta. Assiepata, teste su teste, corpi accanto corpi, la gente forma una compatta schiera che invade le arterie prossime alla chiesa. Unica la direzione dei volti, unico il fremere, tanti i motivi per essere lì.
La sciuta è così, un passo fuori, tra la gente comune, un passo dentro tra i cuori del Santo: portatori e devoti di sempre. Uomini e Donne che ben lo conoscono, gente per cui non è il roboante Apostolo delle genti ma l’amico, il confidente, la speranza, il familiare. Paolo, Santo per amore ed amato come le vite stesse di chi si pone sotto le aste a spalla nuda o di chi alzando ancora le braccia lo invoca fissandolo intensamente nei profondi occhi neri. C’è tensione, certo, c’è adrenalina che carica ed elettrizza, c’è la consapevolezza che un anno di paziente e costante lavoro sta per avere il suo apice nel trionfo riservato al Santu Ranni.
Patrò è lì circondato dagli angeli e dagli intagli dorati, aspetta di sistemarsi sulle spalle dei portatori. E se per le scale dovesse scivolare? Niente paura, San Paolu u sapi runni pusari i peri. Fiducia, è questo che spinge a perpetuare un rito non comune. Fiducia nel Santo e nei compagni che, stretti, strettissimi, porteranno il pesante fercolo senza mai posarlo, senza che mai San Paolo scenda dalle proprie spalle, fino all’ultimo respiro, fino a dentro la chiesa Madre. È l’una. La reliquia lascia la chiesa. Il Santo inizia la sua lenta marcia. Ed ecco, teofania e catarsi, tremano cielo e terra, si colora l’aere, si illuminano gli sguardi. Indistinti le campane, i bummi, l’odore della polvere da sparo, le invocazioni, i colori di nzareddi, i profumi, la carta liscia, il sole che accarezza i volti offrono un concerto armonico in cui non riesci a scindere più l’uno dall’altro come in un brano per orchestra ed ognuno trova il suo posto.
I sensi si confondono l’occhio percepisce il suono, l’orecchio il colore, il naso il calore: è sinestesia, è bellezza. È esplosione di Fede che colora e commuove. Il frutto dell’impegno di tante persone che hanno arrotolato pazientemente la carta crea le più belle coreografie, la barocca facciata, come un vulcano, esplode e lancia, avvolge e incanta. Ora San Paolo va, procede, accoglie i nuovi nati, in un battesimo non sacramentale, in una nascita davanti a tutti che li vede nudi, così come sono venuti al mondo.
Davvero quando l’Apostolo esce trema Ferra, Cassaru, Buccheri, Buscemi e Palazzolu.