La Famiglia Argento, maestri pupari dal 1893, diffonde la storia e l’arte dei Pupi Siciliani, tramandando da cinque generazioni l’arte dell’artigianato nella costruzione degli stessi e nella rappresentazione delle Opere.
Ancora oggi mantiene questa tradizione, ultimi artigiani rimasti: dai loro pupi vengono tratti i modelli utilizzati nella rappresentazioni. Nel loro teatro vengono ancora conservate le tele dipinte dagli avi e con le stesse tecniche vengono create scenografie delle rappresentazioni che si mettono in scena grazie all’aiuto dei tre figli e della moglie.
Un piccolo teatro della tradizione siciliana, ospitato a Palazzo Asmundo, nel cuore del centro storico, di fronte alla Cattedrale di Palermo.
Mantenendo ancora la tradizione artigianale, della costruzione dei pupi, è possibile inoltre, assistere alla loro lavorazione nel laboratorio che si trova Corso Vittorio Emanuele 145.
Il Teatro dei Pupi siciliani della Famiglia Argento ancora oggi mette in scena le opere dei paladini di Francia e molti spettacoli originali, ispirandosi alla tradizione e alle storie di Sicilia.
Storia della famiglia Argento
Il teatrino delle marionette della famiglia Argento è stato fondato nel 1893 da Vincenzo Argento detto Cecè nato a Palermo nel 1873 che ha appreso l’arte di oprante dalla famiglia di don Giovanni Pernice antico puparo di Palermo. Vincenzo Argento aveva quattro figli maschi: Antonio, Francesco Paolo, Giovanni e Giuseppe che collaboravano nella conduzione del teatrino nelle borgate e nei paesi delle province di Palermo e Agrigento.
L’attività è stata portata avanti dal 1948 in poi dall’ultimo dei figli: Giuseppe Argento che aveva appreso l’antica arte dal padre fin dall’età di 10 anni. Il teatrino dei pupi di Giuseppe Argento ha lavorato nella città di Palermo in forma ambulante girando nelle varie borgate principalmente a Mondello, Pallavicino e in forma fissa con sede in Corso Scinà, 107.
Nel 1993 subentrò nell’attività il figlio Vincenzo che attualmente è il titolare dell’Opera dei Pupi di Vincenzo Argento & figli.
Dal capostipite Vincenzo Argento fino a tutt’oggi tutti gli appartenenti alla famiglia si sono dedicati con amore e passione alla costruzione artigianale delle marionette e in particolare alla scultura lignea dei busti e delle teste nonché alla costruzione e alla sagomatura delle armature in stile arabesco e a sbalzo usando metalli come l’ottone, l’alpacca, il rame e l’argento.
Il teatro dei pupi siciliani
“Il teatro dei pupi è riconosciuto dall’Unesco come Capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità. Nelle sue forme più classiche, lo spettacolo dei pupi prende forma a metà Ottocento, quando vengono messe in scena storie di banditi e santi, drammi shakespeariani e soprattutto le popolarissime vicende dei paladini di Francia.
Per gli effetti speciali venivano utilizzati pupi particolari, che perdono la testa o si dividono in due (per poi ritornare magicamente interi nello spettacolo successivo), o streghe che possono mutare volto e passare da un angelico visetto alla maschera della morte.
I primi pupari della storia usavano pupi in paggio (non armati) e rappresentavano storie siciliane. Di tutte queste opere sono arrivati a noi le farse, con i relativi personaggi di “Nofriu” e di “Virticchiu”, che ancora oggi vengono rappresentate. Nello stesso periodo vivevano a Palermo i “cuntisti” che raccontavano incantevoli vicende di cavalieri e dame, santi e angeli, amori e tradimenti, duelli e battaglie.
I primi pupari costruivano da sè guerrieri cristiani e saraceni, rifacendosi particolarmente alle pitture dello “Steri”; copiarono lo stile delle armature, creando i modelli e cominciarono a creare elmi, spade, corazze che rivestivano pupi a volte dall’aspetto fiero, spavaldo o burlesco.
Nell‘Opera dei Pupi si trasmettono ancora oggi stili e comportamenti del popolo siciliano come la cavalleria, il senso dell’onore, la difesa del debole e del giusto, la priorità della fede. Le gesta dei paladini e il ciclo carolingio sono tra le tematiche trattate nei canovacci usati dai pupari, ma, anche le storie della Gerusalemme Liberata, di Santa Genoveffa, di Pia dei Tolomei, dei Beati Paoli.
Carlo Magno, Gano, Orlando, Rinaldo, Angelica hanno popolato le sponde dei carretti siciliani, i cartelloni propaganda degli spettacoli serali dei teatrini, le lambrette e i carrettini di uso vario e la fantasia di noi meridionali attraverso i cunti e le farse raccontate , la sera, attorno alla tavola di ogni casa; esso si può definire il teatro delle marionette del meridione d’Italia”.
Fonte: www.cittametropolitana.pa.it